Dopo tanti anni di blogging e tanto frequentare la rete, ammiro tantissimo chi è riuscito,…
Last Updated on 30 Novembre 2018 by Micaela
Un giorno Miriam è tornata a casa chiedendomi: “Mamma, tu che lavoro fai? Non ho saputo dirlo alla maestra.”
Mamma, tu che lavoro fai?
Allora lì le ho spiegato che il mio lavoro, quello vero, quello che mi da lo stipendio tutti i mesi, è quello per cui mi sono laureata, quello che ho cercato con convinzione a suo tempo, quello per cui ho fatto (e sto facendo ancora) tanta pratica. Quello per cui esco di casa tutte le mattine e timbro il cartellino. E non è la blogger.
“Quello è il mio lavoro, Miriam“, le ho detto.
“E allora, quando andiamo in giro, quando dici che è per scrivere sul blog… quello non è lavoro?”
“No, Miri, non lo è. Quello è il mio passatempo. Quello che mi piace fare con voi. Quello che mi permette di sapere dove sono le belle cose in città e di andarci, per poi dire se mi sono piaciute oppure no. Capisci?”
“Aaaaaaaaaaaaaaah, sì, mamma, ho capito!”
Cosa ho imparato col blog
Aprire il blog, ormai più di 6 anni fa, mi ha dato tanto: ho conosciuto tante persone non solo virtualmente (alcune di loro sono oggi le mie migliori amiche!), mi ha concesso di accedere a posti ed eventi che non avrei mai sognato di vedere. Mi ha anche aperto di molto la mente, mi ha fatto mettere in discussione molte delle mie convinzioni, ha modificato il mio modo di comunicare, permettendomi di contare fino a 10 quando ci sta da rispondere acidamente ad una critica, anzi, mi ha aiutato ad accettare le critiche (su questo, in realtà, sto ancora lavorando e sì, ho capito sulla mia pelle cosa significa “stare attenti con le parole”).
Ho imparato tanto in fatto di scrittura sul web. Ho letto tanto, tantissimo. E sto ancora leggendo molto. Ce n’è tanto da sapere.
Ho imparato espressioni come “story telling” “marketing digitale” “digital pr” e molte altre. Non ho titoli di studio che suggellino quanto io abbia imparato, ma di sicuro c’è che l’ho imparato sul campo. Ciò è il bello di questo mio passatempo: mi diverto e imparo sempre moltissimo.
Ho potuto avvicinare guru del settore, sentire dalla loro vera voce, imparare e nutrirmi dei loro scritti. Capire dinamiche altrimenti ignote, per me, del mondo del virtuale.
Essere blogger per passatempo e anche un po’ di più
Insomma, l’essere blogger per passatempo ha fatto sì che io viva questo mondo senza stress ed ansia da prestazione, dicendomi sempre: “Cerco di fare del mio meglio, se poi non ci riesco… amen!“. Di sicuro non campo di questo ed è proprio questa la chiave che mi permette di fare come mi pare e di andare avanti scegliendo ciò che più mi piace.
E’ vero, sarebbe stupendo far diventare questa mia passione un lavoro vero: mi piacerebbe riuscire ad essere una blogger professionista, ma poi l’altro lato di me, quello che si appassiona in ufficio, quello che esulta quando una soluzione pensata e realizzata da lei si scopre funzionare alla grande, che risolve problemi tecnici, che trova algoritmi di calcolo, che testa sistemi sofisticati, che analizza requisiti software mi chiede: “E io? Io che faccio, se mi togli tutto questo?“.
Quindi questo è il giusto compromesso.
Ed è così. Sono convinta che se diventasse il mio lavoro, perderei di leggerezza e di spontaneità, proprio le due caratteristiche che mi distinguono e per cui (forse) vengo maggiormente apprezzata nel mondo del web.
Quindi raramente pianifico quello che scrivo, non seguo calendari e tempistiche, non ho sensi di colpa se salto un appuntamento (ma avviso sempre, eh!) o non posso partecipare ad un evento, temendo che questo possa avere ripercussioni sul mio operato. Cerco di trattare le persone con la maggiore trasparenza possibile, senza adottare strategie, senza doppi giochi, che tanto non me ne frega niente del doppio gioco. A che pro?
Questo è il mio angolo felice, quindi lo mantengo tale soprattutto con le persone con cui mi capita di collaborare e di interagire: trasparenza è la mia parola d’ordine. Non ho voglia di complicarmi la vita. Almeno, non qui. Non ne ho motivo.
Altra cosa bella di questo mio passatempo è che posso coinvolgere i miei figli, anzi, sono proprio loro la molla per cui mi spingo a fare cose e ad esplorare luoghi, che altrimenti non avrei nemmeno degnato di uno sguardo.
E loro sono ogni volta sempre più curiosi di sapere cosa faremo, dove andremo, cosa si sarà inventata la mamma per quel pomeriggio.
Ora poi, che hanno capito come funziona, spesso mi danno suggerimenti su cosa scrivere: se a loro non è piaciuto qualcosa, se invece sono entusiasti di un particolare, se ci sono elementi trascurati… loro fotografano con i loro occhietti e le loro menti aguzze tutto e riferiscono. E si divertono ad osservare, a capire. E io con loro.
E allora, sono una blogger per passatempo, per divertimento. E mi piace.
Se poi capita che qualche volta lo faccia anche bene e mi paghino per farlo, ho fatto bingo, no?!
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Anche io sono una blogger per passatempo e, da lettrice di altri blog, posso affermare con sicurezza che i blog non professionali sono quelli che preferisco, proprio per la spontaneità e la mancanza di doppi fini, nonché la passione con cui sono scritti!
Allora non sono solo io a pensarla così! 🙂
Ma associo al tuo pensiero. Pure io ho un lavoro ufficiale con il badge da timbrare e il passatempo con il blog che mi rende soddisfatta :).