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Last Updated on 25 Agosto 2022 by Micaela
Il film “Tapirulàn” decreta l’esordio alla regia di Claudia Gerini, che ne è la protagonista indiscussa.
La storia di Emma: una donna complessa, come tutte
Lei è Emma, una counselor che svolge il proprio lavoro da remoto, chiusa in casa, correndo sul suo tapirulàn.
Il lavoro di Emma consiste nell’ascolto delle persone e dei loro problemi, per poter dare strategie di convivenza con il problema o proprio di risoluzione. Sembra distaccata e professionale, e lo è, ma non del tutto. In realtà ogni parola che ascolta, incrina la sua apparente stabilità.
Emma vive sul tapirulan
E più le difficoltà sono pesanti, più lei corre. Ciascuno dei suoi “clienti” riesce a risvegliare in lei Frammenti di dolore passato, innescando una connessione con lei, che è brava nel suo lavoro eh, certo che lo è. Proprio da manuale. Lei segue fedelmente il manuale: sa cosa dire e come dirlo. Lo fa anche per mantenere la distanza, per non farsi coinvolgere, ma è prossima al punto di rottura. E questo arriva inesorabile a risollevare lembi di un passato ingombrante e doloroso, che chiede il conto.
Emma corre per scappare. Emma corre per non pensare. Emma corre per dare un ritmo al suo respiro, che altrimenti si ingolferebbe nei suoi attacchi di panico. Emma corre via dai suoi demoni. Emma è la peggior paziente di se stessa.
Un film che pesa come un macigno
Il film scorre, è il caso di dirlo, ma non è leggero. Non vuole esserlo. È un macigno. Esattamente come lo sono gli irrisolti che ciascuno ha nella propria vita.
Ottima l’idea, di realizzare un film in una unica location, in una situazione di pandemia, dove ci siamo ritrovati spesso a dialogare con dispositivi e quindi vede ciascuno di noi coinvolto.
Peccato non aver approfondito alcuni lati degli “altri” e aver affrettato un finale che aveva bisogno di più elaborazione.
Gerini regista brava. Come attrice, già sapevamo che in questo genere di ruoli, cucitigli addosso, riesce molto bene.
Tapirulan è al cinema dal 5 maggio.
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