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Last Updated on 11 Giugno 2022 by Micaela
7 donne e un mistero, di Alessandro Genovesi, è il remake del film francese quasi omonimo (8 donne e un mistero). Il film, come è impostato, incuriosisce e divertente, senza però brillare per ritmo e omogeneità di sceneggiatura. Anzi.
I ritmi tipici del teatro risultano non funzionare per una pellicola cinematografica, difficilmente lo fanno, in effetti.
7 donne e un mistero: la storia
E’ la vigilia di Natale. Siamo molto probabilmente intorno gli anni ’30 in una sontuosa e vecchia casa, dove si ritrovano 7 donne. Tutte e sette sono incriminate per l’omicidio di un uomo che risulta essere collegato in qualche modo a ciascuna di loro. Tutte, infatti, hanno segreti e non detti, che vengono piano piano a galla a ridisegnare il quadro e a mettere a fuoco l’immagine. Chi di loro è l’omicida?
La devota figlia? La moglie tradita? La nuova governante? La cognata solitaria? La figlia minore e ribelle? La vecchia e avara suocera? Oppure l’amante?
Il cast è ricco: ci sono nomi di spicco (Buy, Ranieri), che trainano la storia egregiamente, le altre arrancano un po’ e smorzano la brillantezza della commedia, che vorrebbe essere tragi-comica, ma a tratti è lenta e moscia.
Ho trovato invece Ornella Vanoni, stupenda, spontanea, tanto da pensare che le battute se le sia scritte lei di suo pugno.
Tante donne, nessun uomo eppure la storia non è volta al femminile
Sebbene sia una commedia tutta al femminile, dove l’unico ruolo maschile presente non ha alcuna battuta, non è una storia “femminista“. Tutta la vicenda parla di lui, tutte girano attorno a lui che è il fulcro e il burattinaio dietro le quinte. Lui è un’ombra che aleggia, influenza le loro vite e ne determina il destino. Tutte loro sono unite in virtù di lui, tutte parlano sempre e solo di lui. Quindi no, chi ci vede una visione di racconto al femminile e di autodeterminazione, a mio avviso, è fuori strada. E non basta certo la battuta finale a redimere l’intero film.
Una commedia che intrattiene e diverte. Ma poteva esser migliore.
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