Per la festa del papà ho voluto provare a preparare uno dei dolci preferiti di…
Last Updated on 11 Febbraio 2020 by Micaela
Parlare della mia città natale, nonché quella in cui tuttora vivo, ossia l’eterna Roma, sarebbe troppo scontato e scadrei veramente nel banale, la adoro e non la cambierei con nessun’altra al mondo, mi sento parte integrante di essa, neanche fossi un sanpietrino!
Voglio parlare di un posto che conservo gelosamente nel mio cuore, in cui mi rifugio nei momenti più difficili, quelli in cui serve ritrovare me stessa e in cui me stessa l’ho ritrovata veramente, una volta.
Il mio posto del cuore…
Il posto è un’isoletta sperduta dell’Oceano Indiano, nell’arcipelago delle Maldive che si chiama Kihaad. Direte voi: “ovvia come scelta anche questa”, sì, forse sì, ma per me è molto importante.
A parte che si tratta del mio viaggio di nozze, e vabbè, per definizione è stato un vero sogno: tutto perfetto, stupendo, bellissimo, grandioso, esattamente come me l’ero sempre immaginato, non cambierei una singola virgola di quelle settimane trascorse lì con Marco.
E vabbè.
Ma c’è altro, c’è molto altro.
Quel viaggio rappresenta l’alba della mia nuova vita, una vita intensa e bellissima e altrettanto faticosa, alba che ho voluto immortalare, ingrandire e appendere, per tenerla ben presente nella mia camera da letto, e per guardarla ogni volta che voglio e quando ne sento il bisogno.
Ma c’è ancora di più, molto di più.
Ho perso il mio papà solo 3 mesi prima di sposarmi.
Ho sognato e programmato in ogni minimo dettaglio quel giorno con Marco, cercando sempre il consiglio di papà, cercando la sua approvazione, il suo conforto, i suoi occhi soddisfatti: la chiesa, il luogo dei festeggiamenti, la lista degli invitati, la disposizione dei tavoli, le partecipazioni fatte in casa, il menù, persino la scelta dell’abito da sposa e la prova definitiva del vestito a casa…
Contavo i giorni che passavano e mi dicevo: “Dai, un altro giorno è trascorso… il traguardo si avvicina… ”
Ma, niente, il destino è stato più forte della volontà di ferro di quel leone di mio padre, che è stato sconfitto dalla malattia nel giro di poco tempo, ma che sono sicura ha assistito da lassù.
Il matrimonio è stato sobrio, semplice, sommesso e bello al tempo stesso.
Un matrimonio che tutti gli invitati ancora ricordano con piacere e con affetto, forse proprio perchè puntava all’essenziale, abbiamo evitato tanti fronzoli e dettagli inutili, ma forse li avremmo evitati lo stesso, proprio per la nostra natura…
Vabbè.
Lì per lì, tutto è filato liscio… ero riuscita a mantenere un’apparente calma, una serenità quasi surreale. Mi ero meravigliata di me stessa e del controllo che avevo avuto.
Poi siamo subito partiti per il viaggio di nozze.
Lì, a contatto con quella natura perfetta, quei lunghi silenzi interrotti solo dal rumore dell’Oceano, la luce abbagliante del sole e della sabbia bianchissima, a contatto con le forze incontrollabili dall’uomo, di fronte a quei tramonti meravigliosi e a quel cielo stellato la notte, come non avevo mai visto prima… ecco, proprio davanti a tutto questo, sono esplosa come un fiume in piena, come un vulcano in piena eruzione e ho affrontato a muso duro e a braccia aperte tutto il dolore, tutta la rabbia e la delusione nei confronti di quelle stesse forze naturali.
Lì mi sentivo forse più vicina a Dio. E in effetti, in certi momenti, eravamo solo io e Lui. Anzi eravamo: io, me stessa e Lui.
Questi pensieri mi sono rivenuti in mente una delle scorse sere leggendo il libro “Mangia, prega, ama” e li ho quasi rivissuti…
Verso la fine del romanzo, la protagonista ricorda di quella volta che ha cercato volutamente un posto sperduto come questa isola, proprio per affrontare i suoi demoni interiori e le sue sofferenze e per rimettere insieme i pezzi della sua vita:
<< Ricordo di aver pensato: “Ci siamo, Liz, questa è la tua opportunità. Mostrami la causa del tuo dolore. Fammi vedere tutto. Non tenere nascosto niente”. Uno per uno, i pensieri e i ricordi tristi hanno alzato la mano, per presentarsi. Ho guardato in faccia ogni pensiero, ogni “unità” di tristezza, ne ho riconosciuto l’esistenza e ho provato (senza tentare di eluderlo) il suo carico di dolore. E poi a ciascuno ho detto: “Va bene. Ti amo. Ti accetto. Adesso vieni nel mio cuore. E’ finita.” Sentivo veramente il dolore (come fosse una cosa vivente) entrare nel mio cuore (come fosse una stanza accogliente). Poi dicevo: “Avanti il prossimo” e il dolore successivo si faceva avanti. Lo guardavo, lo provavo, lo benedicevo e lo invitavo nel mio cuore. L’ho fatto con ogni pensiero doloroso che avevo – andando indietro nella memoria per molti anni – finchè non è rimasto più niente. (…)
Nello stesso tempo sapevo che quello era solo un intervallo di pace. Sapevo che avevo appena cominciato, che la mia rabbia, la mia tristezza e la mia vergogna sarebbero tornate, scappando furtive dal mio cuore, e andando ancora a occupare la mia mente. Sapevo che avrei dovuto discutere di nuovo con questi pensieri, finchè non avessi, gradualmente e con determinazione, cambiato tutta la mia vita. E che sarebbe stato difficile ed estenuante.>>
Proprio questo passaggio, mi ha fatto tornare in mente che anche io, davanti a quello spettacolo, ho ascoltato ogni singolo pensiero e sentimento che mi pervadeva, l’ho affrontato, senza accantonarlo, come avevo invece fatto fino a quel momento, l’ho voluto vivere fino in fondo, anche se quello che significava era toccare e rotolare nelle tenebre e piangere tutte le mie lacrime…
Piangere di paura, di mancanza, di delusione, di disorientamento, di …
Piangere senza ritegno e senza freni e senza vergogna.
Era come un affacciarmi a quel baratro buio del mio animo che cercavo da settimane di evitare e un buttarmici dentro a volo d’angelo, senza mai riuscire a toccare il fondo e più cadevo e più diventava profondo.
Marco ha saputo farsi da parte in questi lunghi momenti, mi teneva d’occhio da lontano, mi lasciava i miei spazi, mi teneva la mano quando era il caso di starmi vicino e mi lasciava da sola quando si accorgeva che ne avevo bisogno. E’ stato altrettanto prezioso, come l’ossigeno e la salsedine che respiravo a pieni polmoni dopo tutte quelle lacrime.
E sì, questo è il mio posto del cuore, dove, forse un giorno, ritornerò con una nuova maturità, con un nuovo spirito, e incontrerò di nuovo quel cielo e quel mare e a quel punto, senza lacrime, riuscirò ad affrontare quegli stessi pensieri, perchè sono veramente cambiata da allora e con me, è profondamente cambiata e si è arricchita anche la mia stessa vita.
che meraviglia! Mi hai veramente emozionato!! bellissimo post!!!
Bellissimo….
Che dire……bellissimo
sarà la sindrome premestruale?? non lo so…forse so solo che mi hai fatto piangere..oioio
STUPENDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
Grazie per questa tua testimonianza così emozionante e profonda!
Fino all’ultimo ero indecisa se parlarne oppure no… ma penso che mi abbia fatto bene, di nuovo, buttare fuori tutto…
Non posso immaginare il dolore che hai provato, quel contrasto di emozioni fra felicità e tristezza, ma sapere e potere buttare fuori tutto è essere grandi, sei stata brava|
Esatto, è proprio il contrasto delle emozioni che mi ha travolto…
toccante!
Quante emozioni contrastanti…
E’ davvero toccante Micaela.
Curvy Mom
bellissimo il tuo post,emozioni che rimaranno parte di te per sempre. Ho sempre sostenuto che ogni luogo può assumere un significato speciale se vissuto con forti emozione. Lo stato d’animo con cui si visita un luogo è essenziale per il ricordo che si conserva.
Verissimo, è proprio vero!
Che ricordo meraviglioso…
hai trasmesso emozioni indescrivibilmente profonde e avvolgenti.
hai avuto evidentemente un grande papà e sei fortunata ad avere tuo marito, dev’essere un grande uomo…
Due uomini indescrivibili, infatti!
Commossa.
Mi hai fatto pensare a come in certi luoghi la natura possa abbracciare con forza e dare consolazione con la sua immensità.. Bella testimonianza, grazie di averla condivisa!
Semplicemente emozionante! grazie
Ho pianto tanto leggendoti… ho provato le stesse sensazioni in un viaggio in Sardegna ma meno intense e definitive, partita subito dopo diverse operazioni subite da mia mamma per un tumore. Mia mamma c’è ancora, ha vinto, ma come te la natura selvaggia è stata come una valvola che ha aperto la stanchezza e il dolore e la paura. Grazie per questa tua condivisione così personale.
Splendido….splendido! Un post più bello dell’altro in questa staffetta ed il tuo è molto vicino al pensiero che anche io ho avuto per il mio papà quando è mancato…
Bravissima Micaela che ti sei raccontata con tanta intensità!!
un post intenso, grazie di averlo condiviso!
Un post molto intenso, è importante far uscire il dolore e liberarlo, per poter ricominciare a vivere sereni.
Anche noi siamo stati in viaggio di nozze alle Maldive, in effetti il viaggio di nozze è qualcosa di speciale che ti resta dentro, e offre ricordi in cui rifugiarsi nei momenti difficili.
Oddio che meraviglia! mi hai emozionato
E’ la prima volta che mi capita di avere il groppo in gola leggendo un tuo post.
E’ stato veramente una emozione intensa leggere questo scampolo della tua vita.
Cara Micaela, un abbraccio forte forte.
Ah! Sai che è una incredibile coincidenza. Io sono stata a Kihaad nel 2011. Siamo andati noi 4 con i miei suoceri, i miei genitori e mia cognata con il bimbo piccolo anche lui.
E’ stato meraviglioso stare tutti insieme in quel paradiso.
Potrebbe essere un’idea per te tornarci con tutta la carovana familiare, no?
Chissà? Prima o poi …
Bellissime parole, emozioni intense, grazie.
Non ti avevo mai sentita così…. da abbracciare. Ho letto quel libro e ho sentito le tue parole vicine. Hai un posto del cuore davvero speciale, con ricordi indelebili. Ti auguro davvero di tornarci, senza lacrime. Un bacio.
emozionante!
molto toccante la tua descrizione che ho seguito con interesse, il viaggio è un mezzo straordinario per porci davanti a noi stessi. Credo, però, che il tuo racconto sia meglio di mangia, prega, ama, che non ho apprezzato altrettanto, per non palrare del film.
Mio suocero è mancato un anno e mezzo fa..aiuto quanto tempo, ma le ferite nel cuore di Rospo, sono ancora vivide. Hai dimostrato, reggendo fino all’ultimo di grande prova di forza…e hai fatto bene a conderti, in quel paradiso, quel dolore immenso..che purtropop, solo chi vive riesce a provare.
Un abbraccio
Davvero toccante ed emozionante! un abbraccio
Davvero un oceano di emozioni in questo post. Felicità, amarezza delusione smarrimento. Chi ci tiene per mano però è il nostro faro.
Complimenti ancora.
Arianna
Il dolore va affrontato apertamente, questo mi richiama la tua esperienza. Una volta leggevo questa frase credo di Mario Calabresi: non puoi voltare una pagina se prima non l’hai letta tutta… altrimenti quel dolore ti si ripresenterà come depressione, odio o insoddisfazione e non ti renderà certo migliore!
Ecco, questo non lo sapevo… e ora che me l’hai detto, posso confermare ogni singola virgola che hai scritto! Grazie infinite.
[…] una parte importante di me: mancava mio padre. Non starò a raccontare per l’ennesima volta la storia di quel giorno… Quindi, sì, è stato uno dei momenti più belli della mia vita, ma anche uno dei più bui, […]