Last Updated on 2 Settembre 2017 by Micaela

Ho terminato di leggere il romanzo Equazione di un amore, di Simona Sparaco ed il fiato mi si è fatto corto, sul finale.

Il romanzo è un crescendo di emozioni, all’inizio mi sono anche un po’ arrabbiata con la protagonista, Lea: la solita ragazza che si lascia travolgere dagli eventi, senza far nulla per prendere in mano il proprio destino, senza la volontà di fare qualcosa per determinare effettivamente le cose, la tipica donna che si lamenta, che spera che le cose cambino e non fa nulla per farle cambiare.
Mi innervosiva molto questo suo atteggiamento passivo.
Poi le cose evolvono, non che lei prenda una piega definitiva, anzi, spesso non sa proprio che pesci prendere ed è vittima di quanto le accade, ma forse è proprio questo il punto: per quanti possano essere i nostri sforzi, il nostro destino ci verrà incontro, anche se proviamo a fare altro.

equazione di un amore

Equazione di un amore: una storia d’amore in balia del destino

Equazione di un amore è la storia d’amore di due persone che si conoscono da sempre e che da sempre non riescono a prendersi dal verso giusto, ma è proprio così che deve essere: sono due particelle che si attraggono involontariamente, che si ritrovano una davanti all’altra anche a distanza di tempo e spazio, che fanno scintille, ma che poi, una volta vicine, una volta che il fuoco si placa, si respingono per poi incontrarsi di nuovo, all’infinito.
E’ un moto, questo, fluido e inesorabile, che non è stato mai interrotto, nemmeno dalla volontà, che non dà adito a plausibili vie di fuga. E’ un intrecciarsi di casualità, di espedienti, di situazioni ai quali tutti i protagonisti si adagiano, come spettatori della propria vita.

Il romanzo ha tutti gli elementi per intrattenere, per far sognare, per coinvolgere, per esplorare sentimenti e angoli dell’anima magari nascosti e per tenere l’attenzione sempre alta.
Se non si fosse intitolato in questo modo, forse non l’avrei affatto letto. Mi ha incuriosito questo “Equazione di un amore”, da matematica non potevo tirarmi indietro e non leggerlo. D’altro canto, però, una volta letto, se non si fosse intitolato così, sarebbe stato meglio. Per me.

Cosa è l’equazione dell’amore?

L’equazione dell’amore a cui ci si riferisce è l’equazione di Dirac, il fisico inglese che costituì il punto di congiunzione tra la meccanica quantistica e la fisica relativistica.
Una delle interpretazioni più comuni dell’equazione di Dirac è:

se due sistemi entrano in contatto tra loro ed interagiscono, allora sono destinati ad influenzarsi per sempre.

Questa interpretazione è stato ricondotta anche a definizione dell’amore e da qui il motivo per cui viene chiamata l’equazione dell’amore.
Cosa ne penso di questa definizione?
Dico che ridurre tale scoperta ad una interpretazione del genere è limitante e ne riduce la portata che effettivamente ha, sminuendo il lavoro che sta dietro, la genialità della scoperta, che non è fatta di semplici supposizioni, e di romanticherie, ma di uno studio approfondito della meccanica quantistica e della relatività stessa, frutto di soluzioni successive di paradossi creati da Dirac stesso.
Non è una illuminazione arrivata da chissà quali congetture romantiche. E’ studio. E’ scienza. Anzi, è Scienza. Insomma, la faccenda è più complicata di così, ma dare una veste sentimentale rende il tutto più appetibile alle masse e dà una veste quasi razionale alle sciocchezze che si possono compiere in ambito sentimentale.

Al contempo, questa dell’equazione, è un valido espediente per dare una spiegazione agli eventi che accadono nel romanzo, per aumentarne l’enfasi e l’alone di magia.
Non c’entra nulla con l’equazione il fatto che Lea non riusciva a prendere in mano la sua vita e a decidere per se’. O che Giacomo non riusciva a prendersi un impegno sentimentale, scrollandosi di dosso fantasmi del passato. Entrambi andavano avanti per le proprie strade e queste ogni tanto si sono incrociate e per loro deliberata volontà , questi incroci andavano a finire sempre allo stesso modo, perpetuando sempre lo stesso copione. Perché faceva comodo ad entrambi. Per cui un motivo c’è sempre.

E definire l’equazione di Dirac come l’equazione dell’amore, che giustifica tutto, mi fa venire voglia un po’ di urlare.
Ma non lo faccio.

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