Ho parlato della "me" mamma, della "me" sorella, della "me" moglie... ma non ho parlato…
Last Updated on 28 Novembre 2018 by Micaela
Fine anno scolastico, tempo di recite, di bilanci, di saluti, di pensieri sparsi.
In questi ultimissimi giorni si sono susseguite le recite delle bimbe, prima Miriam e poi Melania.
Inutile spendere parole dell’emozione che ho provato quando ho assistito alla consegna dei diplomini alla classe di Miriam all’ultimo anno della scuola dell’infanzia.
Sono cresciuti ‘sti bimbetti, tutti quanti.
Non hanno più l’aria di bimbi spauriti: sono tutti dei piccoli ometti e delle piccole donne, sicuri del fatto proprio, con il loro bel caratterino, le loro peculiarità, i loro gusti marcati e i loro pensieri.
Hanno affrontato la recita con serietà e si sono divertiti un mondo. Si vedeva. Per loro è stata una grande soddisfazione ed un motivo di vanto riuscire a far vedere a tutti quello che riuscivano a fare.
Per la classe di Melania, al primo anno della scuola dell’infanzia, non è stato affatto così.
O meglio, c’erano bambini che si divertivano, che hanno partecipato alla recita, ai canti e alla rappresentazione in maniera molto coinvolgente e in allegria. C’erano altri bimbi che invece l’hanno vissuta come una tragedia, come un motivo di sofferenza e di disagio.
Tra questi, non ci si crede, ma è così, c’era anche Melania.
Lei ha sempre mal visto questo tipo di occasioni, ha sempre vissuto il momento della recita con circospezione, con un senso di distacco, come se la cosa non fosse sua, non le è mai appartenuta. In pratica, non le è mai fregato una mazza.
Anche alla recita di Natale, anche negli anni passati.
Mentre prima giustificavo la cosa col fatto che era piccola, che magari la intimoriva tutta la situazione, adesso sto maturando un altro tipo di pensiero.
Non le piace per niente.
E la cosa è stata confermata da lei stessa.
All’inizio della recita la vedevo lì, in mezzo ai suoi amici, che non partecipava affatto, non era coinvolta per niente in quello che gli altri stavano facendo.
Con i suoi occhioni azzurri continuava a guardarsi attorno e poi fissava me, seduta lì davanti come per dirmi: “Ma io che ci sto a fare qui?”
Vedevo che non si divertiva. Vedevo che non si trovava affatto bene.
E allora le ho fatto cenno di raggiungermi per stare insieme a vedere il resto della recita.
Non se l’è fatto ripetere due volte: è rimasta sulle mie ginocchia tranquilla e serena. Abbiamo battuto le mani, abbiamo canticchiato serene e contente, tutte e due, come se nulla fosse.
Poi, una volta salite in macchina per tornare a casa, tra una chiacchiera e l’altra le ho chiesto: “Meli, cosa è successo alla recita? Non ti andava di cantare?”
“No, mamma. A me la recita non piace proprio!”
Più esplicita di così!
Ora, parliamone.
Come mai una bimba così espansiva, solare, estroversa come Melania, si annulla durante una recita?
O meglio: è giusto costringere i bambini che non si trovano a proprio agio a rimanere sul palco anche quando si vede in maniera plateale che per loro è un motivo di disagio?
Secondo me no.
E come non stava bene lei, in quel momento, ce ne erano almeno altri due che non si stavano affatto divertendo, ma sono rimasti lì fino all’ultimo.
Ho fatto male a chiamarmela vicino?
Io dico di no. Ma forse non la sto aiutando a superare l’impasse…
Ma se a lei non piace, perchè deve superare per forza una cosa del genere? Dove sta scritto che deve piacere a tutti fare la recita di fine anno? E’ veramente un impasse da superare questo?
Ma se a lei non piace, perchè deve superare per forza una cosa del genere? Dove sta scritto che deve piacere a tutti fare la recita di fine anno? E’ veramente un impasse da superare questo?
Non mi ė mai piaciuto fare le recite, soprattutto quelle forzate, odio stare sul palcoscenico, non mi sento a mio agio guardata da tutti, quando da piccoli ci costringevano io non mi terrorizzavo ma rimanevo comunque ansiosa. Eppure non sono timida, ho solo o imbarazzo a trovarmi davanti a un sacco di gente che mi guarda e mi ascolta. Mia sorella, invece é timidissima e lui sul palco è bravissima, non ha timidezza o imbarazzo. Siamo persone, non siamo tutti uguali. Da grande ho affrontato diverse volte questo mio limite, questa paura di parlare in pubblico, e devo dire che mi dà ansia e terrore da una parte ma grandissima autostima dall’altra, anche se non lo farei come mestiere. Anche mio figlio è così, ha un po’ di timore a stare sul palco oppure a trovarsi in mezzo alla gente, ma con lui ho deciso di essere un po’ dura, nel senso che anche questo gli insegnerà a fare le cose nella vita, ad affrontarle le sue paure e a superarle sapendo che io sono accanto a lui, che lo guardo e lo apprezzo, e la gioia più grande nel vedere nei suoi occhi la vittoria dei suoi limiti non ha prezzo! Ognuno sceglie come comportarsi e come vivere la propria vita in base a quel che sente, tu hai ritenuto di fare così e per te e tua figlia va benissimo così 🙂
Grazie per questo commento, in effetti hai proprio centrato il punto: ero combattuta se chiamarmela a me, oppure se lasciarla lì, per il suo bene, ma non mi sembrava di fare il suo bene lasciandola lì pietrificata in mezzo a tutti gli altri che si divertivano.
Dici che ho fatto bene? Mah… staremo a vedere.
Forse supererà la cosa da sola, come hai fatto tu, crescendo e capendo la situazione.
Forse non la supererà mai.
Il tuo comportamento e i tuoi dubbi sono comprensibili (e quale mamma non ne ha?), ma ritengo sia opportuno far vivere e affontare ai figli l’eventuale disagio che una recita può comportare, aiutandoli a verbalizzare le proprie emozioni, in modo che imparino ad affrontare questo tipo di situazioni. A meno, ovviamente, che si tratti di una sofferenza acuta…
Sofia Mattessich, autrice di GENITORI CHE AVVENTURA! PRINCIPI PRATICI PER EDUCARE I FIGLI
Grazie mille!!!!! Il tuo suggerimento del verbalizzare le proprie emozioni è importantissimo. Grazie.
Io personalmente non ho mai fatto una recita! Credo ai miei tempi, ovvero ’80, non si usasse al mio paese, ora le fanno fin dall’asilo.
Credo la competizione tra le maestre non sia un fattore di mia immaginazione, sembra vogliano dimostrare di essere loro brave ad organizzare il tutto, con i genitori che poi vanno a vedere e magari gli fanno i complimenti.
Il mio bimbo non va ancora all’asilo, perciò per me non c’è ancora questa situazione da affrontare.
Se posso dire la mia, all’asilo penso siano un pò piccoli per questo tipo di attività, io la vedrei molto meglio fatta alle scuole medie e superiori, come teatro “vero” però, non solo per Natale e fine anno, credo sia un’attività che può dare e insegnare molto ( certo non a tutti piacerà, come qualsiasi cosa, nè tutti sono adatti ).
Fatta così mi pare un pò una forzatura, un obbligo e basta, come quando ti obbligavano a fare i lavoretti alle elementari per Pasqua e Natale, o i cartelloni.
Sono d’accordo che dovrebbe partecipare chi davvero se lo sente, ma tale concetto di scelta non sembra arrivato nella mente degli insegnanti di nessuna fascia di età.
Musica? Flauto dolce, ed io avevo una rinite cronica che mi portava a suonare in apnea tutto il brano. Magari la scelta di uno xilofono poteva non essere proprio fuori luogo.
No, non sta scritto in nessun posto che la recita debba piacere a tutti. Magari alla tua bimba non piace proprio perchè è obbligata a farla, se la organizzasse lei per gioco, a casa, in un contesto tutto diverso, con le sue amichette si divertirebbe pure, chissà.
ciao ciao
Rossella
Scelta. Possibilità di partecipazione o no. Per poterlo fare, ci dovrebbero anche essere delle alternative, altre risorse, altri insegnanti a disposizione, altri spazi. Non so. Forse non è attuabile in un contesto scolastico come quello italiano che, già se non fai l’ora di religione, ti segregano in corridoio con la bidella o in proprio in un’altra classe.
Sarebbe bello poter scegliere. Sì.
Già, sarebbe bello!
Mi fai ricordare che mio fratello non voleva fare l’ora di religione, mia madre aveva chiesto questo a scuola, al momento dell’iscrizione, e praticamente l’hanno convocata di urgenza, sospettosi per capire il perché di questa scelta, e comunque stringi stringi non avrebbero saputo dove metterlo, l’andito non era certo un posto, ergo: si è fatto la sua ora di religione come tutti gli altri ragazzini d’Italia ( che tra l’altro era più ricreazione che lezione ).
Facessero a meno di mettere l’opzione sul modulo di iscrizione farebbero più bella figura, e nessuno proverebbe a richiederlo.
Ma essendo legale, lo fanno pro forma sul modulo, appunto.
sarebbero belle tante cose…
io a scuola non ci ho mai trovato manco il sapone, nè carta igienica, …..
se avessi 1 euro per ogni fazzolettino usato….
ciao ciao
Rossella