Facciamo di tutto per cercare di alleviare piccoli-grandi dispiaceri dei nostri figli, cerchiamo di tenerli…
Last Updated on 10 Febbraio 2020 by Micaela
A volte mi chiedo come mai la mia secondogenita, Melania, sia una bimba così solare, gioiosa, un vulcano di energia e risate…
Sì, è vero, sia io che il papà siamo persone allegre, ma lei… lei ci supera di gran lunga. Lei è qualcosa di magnetico!
Lei sa essere spiritosa, sa come strappare una risata sonora, sempre!
Melania è un moto perpetuo.La sua presenza viene irradiata tutto attorno. Non saprei spiegare bene.
Lei canta. Canta quando è in bagno, quando si infila il pigiama, quando cammina per strada. E saltella.
Canta canzoni inventate, canta motivetti catturati alla radio. Le importa poco di chi le sta attorno in quell’istante. Lei canta perché le va. Perché così si libera e al tempo stesso, si infila in quella sua bolla di energia positiva, lasciando che il mondo scorra fuori per conto suo. Che importa?!
Ecco. Mi chiedo: come diavolo è uscito fuori tutto questo?
Torno indietro con la memoria.
Ripercorro il periodo in cui lei era dentro di me.
So che forse sono favolette che mi racconto e a cui mi piace dare un significato profondo, quando in realtà contano poco. Ma voglio crederci, perchè non saprei spiegarmelo differentemente.
Quando la aspettavo, spesso mi ritrovavo a cullare e a canticchiare nenie a Miriam, che aveva pochi mesi.
Per intrattenerla ricorrevamo spesso ad ascoltare cd di canzoni di ogni tipo, e sì, anche quelle di Michael, il mio mito.
Era il periodo in cui si stava preparando per il tour mondiale, Michael Jackson, rilasciava comunicati stampa, interviste. Il tour non avrebbe toccato l’Italia, la tappa più vicina mi pare fosse Londra, e Marco si stava informando per prendere i biglietti e fare la pazzia di andare io e lui.
Un po’ mi spaventava l’idea di lasciare Miriam piccolissima (sarebbe stata la primissima volta senza di me), mi spaventava andare ad un concerto con il pancione…
Poi, una mattina, arriva mia mamma a casa e mi dice: “Michè, hai visto? E’ morto Michael Jackson!”.
In quel preciso istante, ricordo l’incredulità: “Ma che stai a dì, ma’?! Di lui se ne dicono tante di cazzate, questa sarà una di quelle, dai, non ci credo!”.
Figuriamoci se con la stanchezza dovuta da energie spese tra bimba piccola e pancione ero in grado di seguire dei telegiornali la sera prima. Quindi ero davvero all’oscuro di tutto.
“Sì, accendi la tv, guarda!”
Accendo la televisione, convinta dell’imminente bufala smascherata.
Era vero. Era tutto vero.
Senso di tremore. Nausea. Ancora incredulità. Ricordo tutto nitidamente.
Un pezzo della mia storia e, diciamolo pure, dei miei affetti era andato via. Per sempre.
La sua musica. La sua preziosa musica.
Uno tsunami di dolore mi ha travolta. E lo so che sembro stupida a dire ste cose, ma se hai vissuto gran parte della tua adolescenza, e anche prima, e poi la maturità, dietro ad un mito, ad un essere che consideri al di sopra di tutto e tutti, quasi un dio, che ti ha accompagnato nei momenti difficili, che ti ha infuso coraggio ed energia attraverso la sua musica, in cui credevi fermamente… bhè, sapere della sua morte, ti devasta. Davvero.
Andai a vedere il film documentario “This is it”, che Melania era dentro di me, avevo un bel pancione evidente, mi ricordo che ero al settimo mese, o giù di lì.
E piansi tutte le mie lacrime. Un po’ gli ormoni da gravidanza e un po’ il dolore che sentivo, piansi e singhiozzai in maniera imbarazzante. Marco mi passava i fazzoletti e nemmeno provava a consolarmi, sapeva che dovevo “spurgare”.
Lei, Meli, sentì. Sentì tutto.
E si scatenava nel pancione quando sul grande schermo partivano le musiche di Michael. La sentivo ballare. La sentivo forte e chiara.
Poi è arrivato il giorno in cui doveva nascere.
Ricordo che ero in sala travaglio. Era tutto pronto, ma ancora le contrazioni non erano di quelle forti.
L’ostetrica mi avvertì: “Eh, avoglia, siamo solo all’inizio del travaglio… qui ce ne sarà da aspettare. Io intanto vado di là.”
E mi lasciò sola.
Il tempo non passava mai. Ero lì in quella sala fredda, da sola, ogni tanto una contrazione… e non sapevo come intrattenermi.
E allora ho cominciato a cantare sommessamente.
Attaccata all’apparecchio del monitoraggio, che mi faceva ascoltare il suo battito, ho cominciato a cantare. La canzone che mi faceva venire in mente il ritmo del suo cuoricino era proprio “This is it“.
This is it, here I stand
ponf… ponf… ponf…
I’m the light of the world
I’ll feel grand
ponf… ponf… ponf…
Got this love, I can feel
ponf… ponf… ponf…
And I know, yes for sure
It is real
ponf… ponf… ponf…
E’ andata avanti per un po’. Tanto ero da sola. Nessun medico, nessuna infermiera, nessuno di nessuno per ore. Ero lì. Ogni tanto si affacciava qualcuno al volo per chiedermi come stavo, io annuivo e alzavo il pollice… e poi ricominciavo…
Matta? Può essere. Ma almeno il tempo è passato. Le contrazioni cominciavano ad arrivare.
E da lì… ho smesso di cantare, non ce l’avrei fatta. Ma a quel punto arrivò Marco… e non ero più sola.
Ecco, io mi spiego te, Melania, soltanto così. This is it!
Ricordo di aver appreso la notizia di Michael Jackson in Giappone, viaggiavo sullo Shinkansen e sulla striscia digitale che solitamente annuncia la fermata successiva comparve la scritta マイケルジャクソンが死んでいます. [Michael Jackson é morto]. L’esperienza di un concerto io l’ho fatta, da Renga mancava poco e Cloe l’avrei potuta partorire lí avevo una pancia enorme. Auguri a Melania