Sono frequenti le famiglie che si trovano a riscontrare dei lievi disturbi di linguaggio e…
Last Updated on 30 Marzo 2018 by Micaela
Non tutti abbiamo un istinto innato per entrare nella logica dei problemi di matematica. Non tutti i bambini sono uguali ed alcuni hanno bisogno di essere accompagnati in questa comprensione.
Come aiutare i bambini a risolvere i problemi di matematica
Lo sto sperimentando con i miei figli: chi acchiappa al volo i concetti e riesce a farli propri con estrema naturalezza e riesce a masticarli senza sforzo e chi, invece, di sforzo ne deve fare tanto, perchè non è affatto naturale.
Quello che sto notando è che il punto non è tanto il concetto matematico in se’ ad essere particolarmente ostico, il punto è che le parole che lo spiegano spesso non sono adeguate ed efficaci.
Questo accade per la risoluzione di problemi aritmetici.
La solita storia: “La mamma è andata al mercato ed ha comprato 2500g di mele a 2 euro al kg, quanto ha speso in tutto la mamma?”.
Ecco, per alcuni, nella mente si fa spazio chiaro e limpido tutto il percorso da fare per arrivare al risultato: prima trasformo tutto in kg e poi faccio la moltiplicazione per vedere quanto ha speso in tutto.
Per altri il panico affiora e gli si annebbia la vista, si blocca il ragionamento e la pagina rimane bianca!
Il panico annebbia il cervello
Perchè?
Ecco, a questo punto dobbiamo aiutare il bambino accompagnandolo nel ragionamento, a prescindere dal risultato. Non dobbiamo puntare al risultato, dobbiamo puntare al ragionamento.
Dobbiamo capire qual è il vero intoppo, dov’è che si inceppa il meccanismo delle rotelle del cervello e rimuovere quell’ostacolo.
Cosa è che rimane oscuro?
Quali sono le parole chiave del problema?
Quali sono le parole che possono aiutarci a risolvere il problema?
Parlare ad alta voce e ragionare, questo aiuta tanto. Man mano che si parla, si scopre la soluzione, piano piano. Non è una lampadina che si accende immediatamente, ci vuole tempo.
La chiave assoluta è calare il problema nella realtà. Parlare la lingua che comprende il bambino e tradurre poi quella lingua in matematichese.
Parole come “rispettivamente”, “ciascuno”, “restante”, “capienza”… non fanno parte del naturale vocabolario del bambino, quindi facciamolo arrivare a capire il significato di queste parole, che dietro nascondono già la soluzione del problema, una volta capite.
Prendiamo per mano il bambino impanicato e facciamogli attraversare il percorso a ostacoli, facendogli vedere che in fondo, una volta superato l’ostacolo e riguardandosi indietro, è stato pure facile e quasi divertente farlo.
Sto percorrendo questa strada con Melania. Lei vive nel suo mondo fatto di unicorni rosa e bacchette fatate, lontano anni luce dalle logiche della matematica. E tra un unicorno e l’altro riusciamo ora a intravedere qualche equivalenza e frazione.
Cose che non si sposano affatto con arcobaleni e paillettes luccicanti. Eppure, qualche volta risulta anche divertente.
Saltare gli ostacoli e superarli è divertente
Per aiutarla (e aiutare me a trovare la giusta strategia per aiutarla – perdonatemi il gioco di parole!), ho scovato un libro davvero ben fatto.
Problemi senza problemi.
Questo testo accompagna i bambini nella comprensione del testo del problema, che poi, è tutto lì il punto. Una volta che hai compreso cosa dice il problema e cosa vuole, hai fatto. Non è l’operazione in se’ lo scoglio insormontabile!
Una serie di schede suddivise per aree concettuali, aiutano il bambino a fare proprie delle espressioni matematiche tipiche, a scoprire quali sono gli schemi che si ripetono, a scovare le parole “nascoste” nel testo e le domande sottintese, a riprodurre poi il tutto quando hanno fatto proprio il concetto.
Sembra una cosa banale, ma non lo è affatto. Si tratta di problem solving a tutti gli effetti: come faccio a risolvere questa questione con gli strumenti che ho a disposizione? Posso trovare una strada alternativa? Perchè mi blocco?
Avere fiducia nelle capacità del bambino
Infondere fiducia nel bambino è alla base di tutto.
Ha delle difficoltà? Questo non significa che non possa farcela. Potrebbe anche essere un genio vero, o forse no. Del resto, si sa che tutti i migliori geni matematici avevano difficoltà serie a scuola.
Potrebbe anche essere che non gliene frega assolutamente nulla di quanto spenda la mamma per quei chili di stramaledettissime mele.
Ma sta di fatto che deve fare pace col fruttivendolo e sapere quanti soldi dargli per quelle mele, non può certo prendersele e non pagarle, no?
Inutile ripetere al bambino che non lo sa fare, perchè lo sa fare benissimo. I bambini sono i migliori risolutori di problemi che esistono al mondo, proprio perchè sono ancora scevri da sovrastrutture che li bloccano a priori, a meno che, quei blocchi, non glieli mettiamo proprio noi: “Non sei capace… è difficile… lascia perdere… la maestra non te l’ha spiegato bene…”.
Lasciate perdere queste espressioni che lasciano il tempo che trovano.
La domanda che mi si potrebbe ora fare è: “Perchè lo stai facendo tu e non la maestra?“.
La mia risposta è semplice: “Perchè mi diverto e perchè anche Melania si diverte con me!“.
Funzionerà? Non lo so… sta di fatto che sta acquisendo sicurezza in se stessa. Che poi sappia o no scindere l’atomo, non mi interessa, mi interessa che sia serena.
L’importante, di certo, è che sappia calcolare il resto da ricevere se dà al fruttivendolo una banconota da 50 euro!
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