Girovago spesso su pinterest, mi piace, scopro sempre cose nuove, idee, spunti... o anche osservo…
Last Updated on 30 Luglio 2017 by Micaela
I miei figli non si sono spannolinati da soli a 8 mesi e mezzo, non hanno camminato prima del tempo, non declamavano Dante Alighieri a 1 anno e non leggevano lo Zibaldone a 4 anni, non hanno conseguito la cintura nera di karate a 3 anni e non hanno battuto il record di tuffi della Cagnotto a 7 anni.
I miei figli non sanno fare la maionese come i ragazzini di Masterchef Junior, anzi… a malapena passa il tempo di una cena senza che si rovesci almeno un bicchiere d’acqua sul tavolo.
I miei figli non mangiano semi di quinoa e bacche di goji spiegandone le proprietà benefiche, ma preferiscono una fetta di pane e nutella a mille frullati.
I miei figli non hanno parlato facilmente, non si sono mai addormentati da soli prima dei 4 anni, i miei figli non sanno fare le divisioni in colonna a mente, non finiscono i compiti in 10 minuti e non accolgono con salti di gioia la mia proposta: “Andiamo a vedere una mostra al Vittoriano!”.
I miei figli sono semplicemente e felicemente normodotati.
Per quanto io mi sia impegnata a leggere loro ad alta voce la qualunque, a far frequentare loro corsi di ogni genere e per quanto io mi sforzi di dare loro quanti più stimoli possibili, insomma, in barba a tutto questo, loro non sono piccoli Einstein e non sono mai stati un passo davanti agli altri. Sono bambini che, se possono, evitano la fatica di studiare e, se possono, se ne inventano sempre una per poter uscire prima da scuola: preferiscono una corsa al parco, che una pagina di storia, preferiscono una merenda con un’amichetta che la lezione di russo-ungarico-ostrogoto, un pigiama party è sicuramente più divertente di qualsiasi documentario Geo, passare un pomeriggio a disegnare e colorare è ancora uno dei passatempi più richiesti… e così via.
Ho accettato l’idea. Prima non mi arrendevo a questa evidenza e volevo che anche i miei figli fossero i primi in tutto, mi sono arresa alla sfida perenne tra mamme del “Mio figlio è un genio, mio figlio è il primo, mio figlio ha tutte medaglie d’oro!”. Ok. Ho perso la sfida. Alzo le mani e la bandiera bianca. Dico: “ok, hai vinto tu.”
Nonostante questo, continuerò a sventagliare davanti ai miei figli tutte le esperienze, le persone interessanti e le occasioni belle che posso, nelle modalità concessomi per poter dare loro sempre la possibilità di vedere altro, avere una scelta, pensare che la strada non è sempre una sola e dritta, non esiste un binario unico, ma si biforca spesso, esiste altro e bisogna essere curiosi. Magari non geni, ma curiosi sì.
Da quando ho abbandonato l’ascia di guerra e mi sono rilassata, le cose vanno molto meglio. Non per i bambini, che tanto a loro fregava davvero poco di questa sfida tra mamme, ma per me. Mi sono concessa il lusso di fregarmene di quello che fanno e pensano gli altri, che, di base, sarebbe sempre da fare.
“Mio figlio alla sua età andava in bicicletta già senza rotelle”
Rispondo: “Embè?!”
Non mi metto in discussione come madre inadeguata e incapace, non metto in discussione le capacità di mio figlio, non corro subito ai ripari cercando di, non solo togliere le rotelle, ma anche di insegnargli ad andare sul velocipede…
Accetto me stessa come madre che sta facendo del suo meglio e accetto mio figlio come individuo che sta facendo del suo meglio.
Ecco: sono dei figli normodotati, e allora?
E’ vero, non sono bambini che a 9 anni possono pretendere di seguire una lezione universitaria di meccanica quantistica o di fare una presentazione all’accademia della Crusca. Sono bambini che alla loro età agiscono, pensano e sentono, esattamente come un bambino della loro età, in maniera del tutto conforme ai più banali standard di intelligenza e comportamento.
Erano gli ultimi giorni dell’anno scolastico appena concluso.
Avevo preso, con le mie bimbe, anche un’amichetta di Miriam (terza elementare) per stare insieme a giocare.
Il pomeriggio trascorreva tranquillo, io ero impegnata con Massimo con la nostra passione per i supereroi e loro che giocavano serene in cameretta, a porta chiusa. Le sentivo chiacchierare e ridacchiare. Insomma, tutto quieto.
Questa calma stava durando da troppo tempo, così, con la scusa di chiedere se avessero fame, mi sono affacciata in cameretta ed ho visto la seguente scena.
Melania era seduta alla sua scrivania, con davanti il suo libro per le vacanze (seconda elementare), con le schede da completare. Di fronte a lei erano sedute le altre due: Miriam e l’amichetta.
Melania leggeva le domande dal libro e le sottoponeva alle altre, segnando il punteggio di chi rispondeva prima e correttamente… nel frattempo scriveva la risposta sul libro e andava avanti.
Stavano facendo una sorta di gioco a quiz. E si stavano divertendo come delle pazze… e intanto Melania si stava facendo fare i compiti dalla sorella maggiore e dalla sua amica.
Quando mi sono resa conto dell’inganno ho rimproverato Melania. Non si fa, non è giusto e così via…
‘Sta furbastra aveva trovato il rimedio per ottenere il massimo del risultato con il minimo sforzo…
La meraviglia dell’ovvia e piatta normalità. La felicità di avere bambini normodotati e non geni assoluti.
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Bella questa riflessione.
Accettare ì propri figli nella loro meravigliosa normalità è un grande dono.
Che poi la furbizia di aver trovato un modo divertente per farsi fare i compiti mi pare assolutamente geniale! ;o)))