Suonati i 40 anni, ho deciso di eseguire una mammografia. Sì, lo so che avrei…
Last Updated on 13 Giugno 2017 by Micaela
Una lettura del periodo di vacanze appena trascorso è stato il romanzo: “Ma come fa a far tutto?”
L’ho preso da leggere, in versione ebook, perchè mi incuriosiva e, non avendo mai visto ancora il film, era una storia del tutto nuova. Dato poi che spesso fanno la stessa domanda anche a me, allora volevo proprio vedere dove andava a parare questo romanzo.
Il libro ha un ritmo incalzante, ben serrato, sebbene sia abbastanza lungo, non ha momenti lenti. E questo, a mio avviso, è un punto a favore.
Quello che, sempre a parer mio, è il suo punto di forza, appunto il ritmo, lo rende altresì un suo lato negativo: lo stesso ritmo è fonte di ansia nel lettore, soprattutto se ci sono punti in cui la mamma che legge, ci si rispecchia (e, fidatevi, ce ne sta per tutte!).
E ci sono anche spruzzate di scene esilaranti, quindi di sicuro è una lettura divertente.
La mamma che parla in prima persona e racconta la propria storia è Kate: ha un marito, due figli piccoli, un lavoro a tempo pieno super-impegnativo nel settore più maschilista a Londra, quello bancario, e tutti che continuano a chiedersi “Ma come fa a far tutto?”
In pratica quello che fa Kate è di mettere le priorità in fila e di soddisfare quella più impellente, che non si riesce a rimandare. E diciamo che ci riesce.
Sta spesso fuori casa per trasferte più o meno lunghe, cerca di essere sempre presente alle recite di Natale dei figli, alla vendita dei dolcetti a scuola, alle riunioni, ma perde un sacco di colpi… perchè, di base, fino a che non se ne rende veramente conto, quello che sta al primo posto è ancora il lavoro. Lei non si tira indietro. Lei è in gamba, una grande professionista, lei adora il proprio lavoro e per questo non riesce a staccarcisi, è una sorta di droga per lei, qualcosa in cui si realizza totalmente, è un vortice da cui non riesce a uscire, o meglio, a guardare dal di fuori senza esserne coinvolta totalmente.
Ma poi si rende conto di non riuscire a fare tutto, non riesce a fare tutto bene. Non si ricorda molte cose dei propri figli, non ha vissuto in prima persona molte tappe importanti della loro vita, e poi non riesce a viversi suo marito, le sue amicizie,…
Senza considerare il fatto poi che, in questa gerarchia di priorità, lei viene all’ultimissimo posto, intesa come salute, come serenità e come essere donna.
Tutto questo comporta una serie di considerazioni e osservazioni circa quanto la donna abbia “guadagnato” con la parità dei sessi: è veramente una parità? La risposta, ovviamente, è no. E lo è davvero.
Quello che ci siamo portate a casa con questa storia, è che il lavoro che dobbiamo fare è doppio, se non triplo, ma diciamo anche quadruplo:
- devi lavorare dentro casa
- devi lavorare fuori casa
- devi lavorare il doppio fuori casa per dimostrare che sai lavorare e che meriti quel posto, in quanto donna
- devi lavorare il triplo fuori casa, quando torni dalla maternità e devi concentrarlo nel minor tempo possibile, espiando una sorta di purgatorio-lavorativo solo per aver goduto del periodo di maternità
E’ parità questa? No.
La parità dei sessi non è saper in egual modo cambiare un pannolino, accompagnare a scuola i figli, o leggere loro una favola. Non è questo. O meglio, questo fa parte della sopravvivenza della famiglia, dal momento che non c’è più la figura della mamma che sta in casa a piena disposizione e che non delega la cura dei propri figli a nessuno.
Sul posto di lavoro, se sei uomo e ti prendi il permesso per uscire prima per la recita scolastica di un figlio, allora sei un tenero padre di famiglia, attento e amorevole.
Se lo fa una donna: ecco qua, se ne approfitta, appena può se la svigna, ieri era perchè aveva la visita dal pediatra, il giorno avanti era perchè stava male il piccolo… domani quale sarà la scusa per non lavorare?
Quindi, la risposta alla domanda “Ma come fa a far tutto?” è semplicemente: “No, non fa tutto… e si perde i pezzi per strada”.
Inutile dire che qualsiasi mamma lavoratrice ci si rivede in questa figura. Anche se ciascuna di noi ha trovato il proprio equilibrio (part-time, lavoro telematico, etc…) c’è sempre quella vocina in fondo al cuore che ti tira ora da una parte ora da un’altra e ti dice che non stai facendo tutto bene al 100%.
Dopo aver visto cadere a pezzetti un po’ per volta quella che era la sua esistenza, Kate prende coscienza e trova una soluzione (che non condivido)… ma tant’è. Contenta lei, contenti tutti. E tutto si sistema.
Il punto è: perchè dover per forza trovarsi al bivio, noi donne, di dover scegliere Lavoro o Famiglia? Perchè non ci si ritrova mai un uomo a questo bivio?
Penso che solo quel giorno in cui sarà un uomo a porsi questa domanda, allora potremo dire di aver raggiunto la parità.
Ma ora, ne siamo ancora lontane. Parecchio lontane.
Condivido in pieno!
Anche io lavoro a tempo pieno ed ho tre figlie, e mentre anni fa ero orgogliosa di questa mia indipendenza economica, adesso mi trovo ad invidiare cognata e suocera che dopo sposate ed aver avuto i figli sono rimaste a casa. Che dopo aver pulito e stirato, sistemato i figli e fatto la spesa, hanno fatto il loro dovere e stop. E portare a casa lo stipendio è compito di qualcun altro.
Io invece devo lavorare e seguire casa e figli… certo, ho un sostanziale supporto di mio marito, soprattutto ora che lui è purtroppo disoccupato, ma la responsabile di tante cose sono comunque io!
Guarda caso si parla di quote rosa in politica e nei CdA, ma certo non tra le colf, le operaie e le parrucchiere…che probabilmente starebbero anche volentieri a casa!
Sta a noi, nel nostro faticoso equilibrio, valorizzare il nostro ruolo di difesa e accudimento della vita, di accoglienza e attenzione a chi ci è intorno…è questo che è scritto nel nostro DNA e a questo se possibile non dobbiamo rinunciare per sentirci davvero realizzate !
[…] delle M Cronache scrive un post su un libro “Ma come fa a far tutto??”, una mia amica è in una fase nuova della sua […]