Ormai con i miei bimbi, partecipo a diversi laboratori creativi. Insieme ci divertiamo, conosciamo nuove…
Last Updated on 2 Settembre 2017 by Micaela
Ormai ci ho preso gusto ed ho partecipato anche per Miriam alle giornate della scienza a scuola, quindi sono andata in terza elementare a spiegare il sistema solare e a giocare un po’ con i pianeti.
Come spiegare il sistema solare ai bambini di terza elementare
Avevo già concordato con la loro maestra di scienze l’argomento e lei li aveva già preparati sul discorso che avremmo affrontato, quindi ho avuto di fronte una platea di bambini già preparati e incuriositi, con le idee chiare e con tante domande da sottoporre. La cosa mi ha un po’ fatto sudare le mani, lo ammetto, si sa che i bambini sono spietati: non riesci ad abbindolarli con parolone e con voli pindarici, per loro la risposta deve essere comprensibile e convincente, non si scappa.
Ho iniziato parlando loro delle diverse figure professionali che lavorano in ambito “spaziale”, dall’astronomo…
“Mi raccomando, non fate che mi confondete l’astronomo con l’astrologo, ragazzi. Uno è uno scienziato, l’altro no, racconta le favole: l’oroscopo è una bella favola, come Cenerentola, uguale!!”
E poi l’astrofisico, l’ingegnere aerospaziale, l’astronauta…
Mi ascoltavano rapiti, li vedevo tutti composti, con gli occhi spalancati ed in silenzio.
Spesso si alzava una manina per chiedermi cose, per approfondire e per capire meglio.
Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano
Dopo aver introdotto le definizioni di queste figure di studiosi, ho fatto loro un paio di esempi (del tutto patriottici!) concreti di astronauti, visto che alcuni di loro vogliono diventarlo.
Ho parlato di Samantha Cristoforetti e del suo record di permanenza nello spazio. Ho parlato di Luca Parmitano e della sua passeggiata nello spazio, nonchè dell’incidente del casco della sua tuta.
Lì le domande sono arrivate a pioggia: “Come sono diventati astronauti?”, “Come si dorme nello spazio?” “E come fanno ad andare al bagno?” “Cosa mangiano?” “Ma non si annoiano?” “E se poi finisce la benzina, come ritornano?” “Ma è vero che se stai nello spazio, non invecchi?”…
Ho detto loro di quanto siano preparate queste persone, di quanto abbiano studiato duramente per passione nella loro vita, di quanto siano anche pronte fisicamente ad affrontare lo spazio, che non è affatto semplice da affrontare: lì basta un piccolo errore e si finisce alla deriva, lì vanno osservate le regole, le gerarchie, i comandi ricevuti, non si può andare ad improvvisare o a fare di testa propria. Quello è il frutto di anni di lavoro di squadra: le menti più brillanti di tutto il pianeta contribuiscono e lavorano per uno stesso obiettivo, i problemi vanno risolti affrontandoli,…
E continuavano ad ascoltarmi.
“Ragazzi, guardate che queste due persone che vi ho nominato, non appartengono chissà a quale passato, eh. Sono vive e vegete ed hanno l’età dei vostri genitori. Sono persone che conducono una vita “quasi” normale una volta tornati dallo spazio. Samantha è anche diventata mamma da poco, insomma… immaginatevela una mamma astronauta, stiamo parlando di persone vere, capito?
Sono donne e uomini che non vivono nelle favole. Ci sono!”
Volevo che loro capissero che quello di cui stavamo parlando è uno scenario più che concreto e più che vicino a loro. Volevo trasmettere loro la possibilità reale di riuscire a diventare tutto ciò che vogliono e che l’importante è l’impegno e la voglia di studiare, di capire, di approfondire. A prescindere da tutto e da tutti.
Abbiamo parlato di sonde spaziali, di robottini su Marte, di satelliti, di missioni e di stazioni orbitanti attorno alla Terra che ci fanno da occhi e da orecchie!
Giochiamo al sistema solare
Poi abbiamo cominciato ad enunciare un po’ di curiosità sui pianeti del sistema solare ed infine abbiamo fatto un gioco di simulazione.
Ho dato a ciascun bambino un foglio con su scritto il nome di un pianeta, uno con il Sole e uno con la Luna.
I bambini quindi si sono posizionati a formare l’intero sistema solare.
Al centro il Sole, poi Mercurio, Venere, la Terra e così via.
La luna girava attorno la Terra, mostrando sempre la stessa faccia, e la terra girava su se stessa e poi attorno al Sole…
Abbiamo simulato eclissi solare e poi quella lunare.
Agli altri ho fatto fare di volta in volta gli asteroidi, una cometa e tre di loro, li ho fatti mettere in girotondo, un po’ distanti dagli altri, per realizzare un buco nero.
Avevamo prima parlato della caratteristica dei buchi neri, del loro essere ancora una cosa misteriosa, ma pericolosissima…
E alla fine, i bambini, hanno voluto simulare la fine del mondo: tutti i pianeti risucchiati dal buco nero, così da finire nel girotondo.
Quando si gioca, bisogna essere seri!
E fine della chiacchierata!
Credo che si siano divertiti, anche da come mi hanno salutato e chiesto di tornare a parlare ancora e ancora.
Miriam è rimasta molto soddisfatta da questa esperienza, una volta a casa ha continuato a farmi domande… e, non contenta, ha voluto che le ordinassi il libro di Samantha Cristoforetti, che avevo citato durante la lezione (presto la recensione sul blog, eh!).
Ora, dopo i cavalli, la sua passione diventerà lo spazio?
Staremo a vedere!
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